I colori mai visti (12)
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I colori mai visti (12)

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Parte 12

Volevo molto arrivare a casa. Avevo freddo. Ero vestita solo di un pigiama da ospedale. Capii che quando si sarebbero accorti che mancavo, in primo luogo mi avrebbero cercata a casa. Quindi decisi di andare da Zoe. La sua casa era lontana mezz'ora a piedi. Non potevo camminare apertamente sui marciapiedi, avevo bisogno di nascondermi dalle macchine e dai passanti. Pertanto ci mise molto più tempo per arrivarla. Quando arrivai alla casa di Zoe, mi battevano i denti e tutto il mio corpo tremava. Mi nascosi nei cespugli davanti alla casa e mi misi a buttare i sassolini contro la finestra della stanza in cui Zoe dormiva. Tra cinque minuti la finestra si aprì. Zoe si affacciò alla finestra e iniziò a guardare intorno. La chiamai bisbigliando ad alta voce. Chiuse la finestra e fra tre minuti uscì dalla casa e si avvicinò a me.

Mi domandò cosa fosse accaduto. Volevo raccontarglielo. A causa del freddo non potevo parlare. Allora Zoe mi prese per mano, mi fece un segnale di stare zitta con il dito, e mi portò alla stanza da letto. Mi diede un paio di pantaloni e un maglione, e mi coprì con una coperta. Andò in cucina, misi su l'acqua e portò una tazza di tè caldo. Me la diede e si sedette sulla poltrona davanti a me.

Bevvi il tè, mi riscaldai e il tremore si fermò. Poi raccontai a Zoe tutto che era avvenuto dopo l'incidente con Anton. Zoe ascoltava attentamente e non diceva una parola. Dopo che avevo finito di raccontare, si sedetti vicino a me sul letto e mi strinse forte. Cominciai a piangere. Non capivo perché piangessi. Non mi faceva del male, non mi sentivo neppure triste, era esattamente l'opposto.

Pensai di raccontare a Zoe di Anton. Non appena l'avevo pensato, tutti i colori scoppiarono e diventarono più acuti. Vidi proprio davanti ai miei occhi, come se fosse reale, il funerale di Anton, e che non ci sarebbe più nessuno che potrebbe far del male a Zoe. Tutti i colori mi urlavano che non le dicessi niente e che tutto procedesse come di solito. Mi ricordai del filo tra Zoe e me. Dovevo fare di tutto perché non scomparisse. Per questo, dovrei raccontare di Anton. Mi misi a farlo. Provai subito dolore. Il racconto aveva un colore scorretto. Non ero in grado di continuare a parlare. Allora feci segno a gesti a Zoe di darmi una matita e un pezzo di carta. Riuscii a scrivere che Anton aveva un colore cattivo e sarebbe morto. Poi tutto si mescolò nella testa e io persi conoscienza.

Continua.

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