Parte 1

Parte 2

Non vado più a scuola. L'anno scorso andai in terza elementare. Poi mi tolsero dalla scuola. La matematica mi interessava, così come le scienze naturali. Nella classe di letteratura mi facevano sempre delle domande di colori sbagliati e mi dicevano di rispondere usando le parole. Non ci riuscivo sempre, e facevo male sia a me stessa sia agli altri. Non mi piaceva far male. Risposte di colore sbagliato non li davo mai, perché questo sarebbe peggiore. All'inizio la maestra mi cacciava via dall'aula. Poi una volta chiamò i miei genitori e gli disse che sarebbe stato meglio per tutti se avessi studiato a casa. Allora mamma e papà mi tolsero dalla scuola. Non mi interessava comunque.

Nel cortile giocavo solo con Zoe. Aveva due anni più di me. Ebbe una piccola sorellina. La sorellina poi morì. Capii subito che sarebbe morta perché diventò di un colore sbagliato. Quel colore la gente non lo ha mai. Lo dissi a mia mamma. Mi rimproverò e mi proibì di raccontarlo a qualcuno. La sorellina morì lo stesso. Mancava molto a Zoe. Fu per questo che giocava con me.

Gli altri bambini non vogliono mai giocare con me. Da piccola giocavamo a prendersi e a nascondino. Non mi interessava mai stare sotto. Ero sempre in grado di capire chi si sarebbe nascosto dove e chi avrebbe corso dove. I bambini dicevano che baravo e sbirciavo. Non avevo bisogno di sbirciare. Quando qualcuno si nasconde, quel posto diventa del suo stesso colore. Lo stesso succede anche se qualcuno sta per correre da qualche parte. L'aria di quella zona assume in anticipo il proprio colore. Lo spiegavo, e tutti ridevano e dicevano che ero una bugiarda. Quando si è derisi, tutti i colori si confondono. Capitava che la gente diventasse del colore del dolore o quello del grido. Oppure io stessa lo diventavo. Allora tutti stavano male, e scappavano via, e dicevano che fossi impazzita. Fu così che tutti smisero di giocare con me. Alcuni furono proibiti anche dai propri genitori.

Continua.