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Parte 10

Vennero gli inservienti. Forse qualcuno li aveva chiamati. Mi chiesero perché piangessi. Risposi che non sapevo come vedere mia mamma. Non parlai di Zoe. Uno di loro mi disse di fare silenzio e chiese se avessi preso le pillole. Dissi che delle pillole non ce n'erano oggi. Si scambiarono sguardi e se ne andarono.

Capii che volevo costantemente dormire a causa delle pillole. Se dovessi dormire tutto il tempo, non avrei mai trovato un modo per uscire da qui. Perciò decisi di non prendere più le pillole. Dovetti solo capire dove nasconderle.

Nella stanza, tranne me, c'era solo la ragazza con il nastro rosso. Era seduta sul suo letto. L'avvicinai, mi presentai, e le chiesi se potesse auitarmi. Non rispose niente. Pensai tra me e me che non le piacesse parlare con gli estranei neanche a lei. Magari era per questo che lei era stata qui. Le spiegai che non volevo prendere le pillole e domandai se sapesse qualche modo d'evitarlo. Si sdraiò sul letto e girò la testa dall'altra parte. Mi sdraiai sul mio letto anch'io e continuai a pensare.

Venne uno degli inservienti, portando le pillole e dell'acqua, e mi disse di prenderle. A quel punto la ragazza con il nastro rosso si sedetti sul letto e cominciò a gridare. L'inserviente corse verso lei, e io misi le pillole sotto il cuscino e bevvi l'acqua. La ragazza disse all'inserviente che aveva fatto un incubo. Si vide che faceva molta fatica a parlare. L'inserviente scosse la testa, ritornò a me e domandò se avessi preso le pillole. Annuii. Lui uscì dalla stanza, e io avvicinai la ragazza e le ringraziai. Non mi rispose niente neanche quella volta.

Andai a letto e mi misi a immaginare di nuovo la figura costruita dai fili messi tra le persone. Mi resi conto che un filo sottilissimo aveva crescuito tra me e la ragazza con il nastro rosso, il quale mi piacque molto. Poi mi addormentai. La mattina succesiva mi svegliai, come sempre, alle sette. Il numero sette ebbe il suo colore solito. I colori erano tornati.

Continua.