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Parte 8
Dopo pochi minuti tutto cambiò. La maggior parte dei colori venne sbiadita e quasi scomparve. Anton, Zoe e tutto il resto diventarono smorti e poco importanti. Solo i colori più semplici erano rimasti e diventarono anche più chiari: quelli del sonno, del cibo, del calore. Da loro capivo il da farsi. Quando si era tornata l'infermiera, ci mettemmo a praticare. Facevo tutto ciò che diceva lei. Era una cosa giusta. Alla fine della pratica mi lodò e disse che sarei potuta uscire presto fuori e comunicare con gli altri bambini che vivevano nel manicomio. Non volevo né comunicare, né uscire fuori. Volevo solo mangiare e dormire.
Passarono due settimane. Qualche volto la mamma era venuta a trovarmi. Perse il suo colore anche lei. Non la riconobbi subito. Il papà non era venuto solo una volta. Non mi ricordavo mai di lui. Non mi ricordavo neanche di Zoe, né di Anton, neppure della matematica.
Una volta l'infermiera mi disse di vestirmi e andare a far una passeggiata. Le loro parole avevano un colore giusto, anche se sbiadito. Mi vestii e uscii in cortile. In cortile c'erano degli altri bambini. Parecchi di loro erano in sedia a rotelle. Non parlava quasi nessuno. Davanti al cortile c'era un recinto con un cancello chiuso a chiave. Presso il recinto c'erano delle panchine. Mi sedetti su una di loro.
Sulla panchina vicina c'era la ragazza della mia stanza. Indossava sempre un nastro rosso brillante nei capelli. Faceva la pratica con l'infermiera anche lei. Avevo guardato verso di lei e lei distolse subito lo sguardo. Voltai la testa anch'io e rimasi seduta in silenzio per una quindicina di minuti. Poi avevo voluto dormire, ritornai alla stanza e andai a letto.
Mi svegliai alle sette, come di solito. Non lo capii subito. Prima, ogni ora aveva avuto il proprio colore. Adesso, tutti i colori scomparirono. Cercavo di ricordarmi come fosse stato quando c'erano i colori, ma non riuscii a farlo. Così capii che non avrei mai più percepito i colori. Ci sarebbero solo l'alimentare, il dormire, la pratica con l'infermiera e le passeggiate nel cortile dell'ospedale. Provai a vedere se questo andava bene. Non riuscii a fare neanche quello. Quando tutto aveva il proprio colore, era facile da capire tutto. Ora, non sapevo cosa fosse giusto e cosa no.
Continua.