I colori mai visti (5)
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I colori mai visti (5)

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fiction

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Parte 5

Lo dissi a Zoe, ma lei non era d'accordo. Ribatté che se ci fosse la guerra, non si dovrebbe pensare a se stessi, bensì agli altri. Anzi, se si dovesse notare di qualcosa di cattivo, lo si dovrebbe raccontar agli adulti. Questo non mi sembrava giusto. Quando la sua sorellina aveva assunto un colore sbagliato, ne parlai a mia mamma. Lei si arrabbiò e disse di non raccontarlo a nessuno.

All'inizio, Zoe non capì di cosa parlavo. Glielo spiegai. Non mi credette e cominciò a farmi delle domande. Raccontai tutto in ordine.

In estate, dopo che era finita la scuola, la sorellina assunse un colore sbagliato. Le persone non dovevano averlo. Era il colore dell'odore dei rami di abete e delle cose che stavano per rompersi. Lo avevano persino le parole che diceva la sorellina mentre usciva fuori e giocava in cortile. Non avevo capito subito di cosa si trattava. Poi mi ricordai il funerale della mia vicina che era morta quando avevo tre anni. C'era la musica, tutti erano molto seri e parlavano sottovoce. Questo era proprio il colore di quella musica e di quei discorsi. Così capii che anche la sorellina sarebbe morta. E mia mamma mi proibì di parlarne.

Zoe rimase a lungo in silenzio. Poi disse che in autunno, poco prima della sua morte, erano andati dal dottore. Lui spiegò che la sorellina era molto malata, e se se ne fossero resi conto in tempo, ci sarebbe stata una possibilità di salvarla. A questo punto era troppo tardi. Avendolo raccontato, tacque di nuovo. Rimanemmo sedute così, in completo silenzio, per qualche minuto. Poi Zoe si alzò e se ne andò senza dire una parola. Il giorno successivo non uscì fuori. Andai a trovarla. La sua mamma aprì la porta e mi disse di non venire mai più.

Quella sera mi ammalai gravemente. Mi salì la temperatura. Delirai. Tutti gli oggetti, le parole e gli odori ottennero dei colori nuovi, i quali, a quanto pare, prima non c'erano, e né potevano esistere. Qualcuno parlava con me. Non capivo chi era: Zoe, la sorellina morta, oppure la ragazza Nina della crestomazia. Non ero consapevole del significato delle parole, non potevo nemmeno ripeterle. Vedevo e sentivo solo i colori, il principale dei quali era il colore bianco del numero sette. Mi ripresi solo due settimane più tardi. Uscii in strada ancora cinque giorni dopo.

Continua.

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