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Parte 16
Il dottore seguiva da vicino la mia condizione. Aveva trascorso gli ultimi due mesi all'estero, e fu tornato solo tre giorni fa. Quindi non seppe che ero stata mandata in manicomio.
Il dottore disse a Zoe che gli era dispiaciuto che fosse morta sua sorellina. Aveva una malattia molto rara. A volte, si può curare, se è appena iniziata. Per riuscirci, bisogna proprio sapere cosa trattare. Le analisi costano molto, e sono molto pericolose da fare. Anche se avessi fatto sapere che c'era qualcosa che non va con lei, non sarei stata in grado di precisare di quale malattia si trattasse. Senza di esso era impossibile curarla.
Bisognava per forza risolvere ciò che era succeso ad Anton. Il dottore disse che avrebbe invitato Anton e suo papà. Le parole sul papà uscirono di un colore sprezzante. Lui chiese se vorrei che facesse sapere ai miei genitori che ero qui. Non li avevo più visti da quando ero scappata dal manicomio. Ci fu molto da spiegare a loro. Immaginai l'incontro con mamma e papà. Il colore di questo incontro era sbagliato. Mi ricordai dei fili e capii che papà e mamma si erano molto preoccupati. A quel tempo avrebbero di certo già saputo che ero scappata. Volevo chiedere al dottore di farli sapere dove mi trovavo. Intervenne Zoe. Disse che al momento la cosa più importante era capire cosa fosse succeso ad Anton, e che i genitori potevano aspettare. Questa osservazione ebbe un colore giusto.
Mi resi conto che, da poco tempo, percepivo spesso un colore giusto nelle cose sbagliate. Ne informai il dottore. Sollevò le sopracciglia, mi guardò attentamente e mi chiese di dargli più dettagli. Gli raccontai dei fili e della ragazza Nina della crestomazia. Anche di come mi immaginavo il funerale di Anton. Mi ascoltava con molta attenzione. Restò in silenzio per un attimo. Poi disse che in quel momento ci si doveva proprio occupare di Anton, e che poi avremmo parlato di tutto con me e i miei genitori. Nel frattempo, non c'era bisogno di chiamarli. Disse che li avrebbe avvisati che stavo bene.
Continua.