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Parte 15
Il dottore prese il fascicolo e lo stava sfogliando a lungo. Poi lo mise sul tavolo e si appoggiò sullo schienale della poltrona. Chiuse gli occhi e restava così per qualche minuto. Aprì gli occhi e diede uno sguardo prima a Zoe, poi a me. Capii che voleva dirmi qualcosa, solo non davanti a Zoe. Volevo che sapesse tutto. Dunque dissi al dottore che volevo che Zoe rimanesse. Annuì con soddisfazione e si mise a parlare.
Secondo lui, a volte, molto raramente, nascono i bambini come me. Questi bambini sono in grado di comprendere e analizzare tutto ciò che accada a loro molto più rapidamente rispetto alle persone comuni. Succede inconsapevolmente, e a loro pare che ricevano una risposta pronta a qualsiasi domanda. Alcuni li vedono come immagini, altri sentono come suoni, altri ancora, come me, li percepiscono come colori. Succede anche, ancora più raramente, che tali bambini siano capaci di trasmettere i loro sentimenti agli altri. Quando soffrono, chi è vicino a loro soffrono anche quelli. Questo succedeva a scuola, e la stessa cosa successe ad Anton.
Tali bambini non vivono a lungo. Di solito, muoiono verso i tre o quattro anni. Il loro cervello non ce la fa a reggere tal carico. Fui fortunata a sopravvivere. Il dottore disse che non sapeva come ci fossi riuscita. Magari perché il mio cervello imparò a limitare il carico. Avevo pochi attaccamenti, le mie emozioni erano scarsamente espresse, e gli altri non mi quasi interessavano. Non ci avevo mai pensato prima. Quando lo disse, me ne accorse che era stato proprio così.
Il dottore aveva proposto ai miei genitori di prescrivermi delle pillole che avrebbero fatto funzionare il mio cervello più lentamente. Papà non ne era d'accordo. Disse che voleva che io vivessi una vita normale. Quindi il dottore mi prescrisse la pratica con l'infermiera. Avvertì il papà che sarebbe costato molto. Papà disse che non aveva importanza.
Continua.