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Parte 17
Dopo un'ora arrivarono Anton e suo papà. Non si aspettavano di trovarci qua. Il papà di Anton si accigliò alla mia vista e chiese al dottore perché fossi lì. Il dottore disse che stava studiando una nuova malattia contagiosa che io e Anton avremmo potuto avere. Ci sarebbe stata la possibilità di essere pagati. Mi resi conto che stava dicendo delle bugie.
Le sue parole, per qualche motivo, placarono il papà di Anton. Disse distintamente, sebbene a bassa voce, che Anton l'aveva di sicuro contratta da me. Poi chiese quanto tempo ci sarebbe voluto per la procedura. Si vedeva che non voleva rimanere lì. Il dottore disse che ci avrebbe messo diverse ore, e che poi Anton sarebbe stato portato a casa. Il papà annuì e se ne andò via senza nemmeno dire ciao.
Anton cercò di non guardare verso Zoe. Capii all'improvviso che non gli era piaciuto ciò che aveva fatto quel giorno in cortile. Questa cosa non la capii dal colore, Anton aveva avuto lo stesso colore della sorellina di Zoe, invece in qualche altro modo. Fu come se avessi esaminato tutti i sentimenti che conoscevo e li avessi confrontati con la sua apparenza e le sue azioni. Era quasi come risolvere un problema matematico. Non ne ero mai stata capace prima.
Il dottore disse ad Anton di spogliarsi fino alla vita. Gli applicò qualche dispositivo sul petto e sulla schiena, e gli chiese di respirare profondamente. Poi chiamò l'infermiera dall'ufficio accanto. Lei portò una siringa, una pipetta e una provetta. Prelevò un campione del sangue di Anton. Il dottore scrisse qualcosa su un biglietto, ci avvolse la provetta e la consegnò all'infermiera.
Dopo mezz'ora tornò con i risultati delle analisi. Il dottore li lesse e aggrottò le sopracciglia. Prese un libro spesso dallo scaffale e lo sfogliò a lungo. Poi fece una telefonata. Non capivo le parole. Il loro colore era uguale a quello di Anton. Tali parole non le avevo mai sentite prima. Non avevo neanche mai creduto che le parole potessero avere un tale colore.
Il dottore richiese a me e a Zoe di lasciare l'ufficio, e ad Anton di restare. Uscimmo. Chiesi a Zoe se avesse capito di cosa parlava il dottore. Disse di no. Le spiegai, come meglio potevo, del colore delle parole. Mi accorsi che Zoe era molto spaventata. Chiesi cosa ci fosse che non andava. Rispose che prima di quel momento non mi aveva creduto fino in fondo. Disse che ora avrebbe temuto per Anton.
Continua.
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