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Parte 19
Il dottore fu d'accordo con me, e disse che ne era quasi sicuro anche lui. Eppure non si poteva correre il rischio. Anton c'era bisogno di portarlo nella capitale. Litigare con suo papà non sarebbe servito a niente. Dunque ci si sarebbe dovuti rivolgere all'ente pubblico che si occupa dei minori trascurati. Lui se ne prenderebbe subito cura. Alzò il telefono e fece una telefonata. Parlava da lungo, dapprima con calma, poi in modo sempre più irritato. Il suo colore cambiava sempre mentre parlava. Poi si mise a parlare ad alta voce, quasi gridare. Alla fine, mise giù il telefono, sbattendo la cornetta, e restò zitto per qualche tempo. Si capiva dal suo colore che era arrabbiato e al contempo aveva paura. Dichiarò che non si sarebbe potuto fare niente senza il consenso del padre. Ci disse di restare qui e di aspettarlo, si vestì e se ne andò.
Anton riprese conoscenza e chiese cosa fosse successo. Zoe spiegò. Lui si sedette sul divano. I suoi occhi erano bagnati di lacrime. Disse che il dottore gli aveva trovato una malattia pericolosa, e che lui aveva molta paura. Al suo papà non piaceva quando Anton restava a casa, perché non si comportava bene. Perciò se ne stava sempre per strada. Era per questo che si era ammalato.
Zoe disse che lui doveva andare nella capitale e farsi le analisi. Per farlo, era necessario ottenere il consenso di suo padre. Anton rispose che il padre non gli avrebbe permesso di andare da nessuna parte. Innanzitutto, sarebbe stato molto caro. Inoltre, il padre beveva molto, ed era Anton che accudiva alle faccende di casa. Suo padre non credeva ai medici e riteneva che tutte le malattie fossero inventate da loro stessi per spillare quattrini alla gente.
Il dottore tornò. Si capiva che si era arrabbiato. Accorgendosi che Anton aveva ripreso conoscenza, iniziò a comportarsi con più calma. Disse che aveva trovato qualcuno che si sarebbe occupato del suo caso. Ci sarebbe voluto molto tempo. Presso questo ente non gli piace occuparsi dei bambini che hanno i genitori. Nel frattempo, Anton sarebbe rimasto alla clinica. Non era proprio un ospedale, però c'era un posto dove dormire e dove lavarsi. Il cibo il dottore l'avrebbe portato da casa. Il dottore chiamò l'infermiera e la chiese di sistemarlo in uno studio vuoto sul divano. Anton e l'infermiera se ne andarono.
Continua.
Davvero bravo, vorrei essere già così brava a scrivere in russo, ma penso che mi ci vorranno anni per riuscirci. Il problema dei tempi dei verbi, in particolare quelli legati alla 'consecutio temporum', è molto frequente anche fra gli italiani madrelingua. Complimenti!!
@manipa Grazie e benvenuta su Journaly!