I colori mai visti (21)
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I colori mai visti (21)

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fiction

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Parte 21

Arrivò la mamma di Zoe. Aveva un colore complesso. C'era della collera, della paura, del sollievo e alcune altre emozioni, le quali non le avevo mai provata. Abbraciò prima Zoe, poi si mise a rimproverarla, poi a piangere. Zoe mi disse addio, e loro se ne andarono.

Aspettai i miei genitori. Non erano ancora arrivati. Iniziai a pensare alle persone diverse e a come sono tutte collegate con i fili. Quando mi avevo immaginato Anton, mi resi conto che tra me e lui era comparso un filo sottilissimo. Era molto strano. Infatti, Anton non mi aveva mai fatto niente di bene. Forse ero io che gliene aveva fatto. Volli all'improvviso parlare con lui. Mi alzai in piedi e andai lungo il corridoio, sbirciando dentro le porte degli studi mentre camminavo. Trovai Anton nel quarto di essi. Era seduto sul divano rifatto, abbracciandosi le gambe e appoggiandosi la testa sopra le ginocchia.

Non ero in vena di spiegargli sui fili. Dunque gli chiese solo cosa provasse per me. Arrosì per qualche motivo e disse che prima non gli ero piaciuta e allora sì, ma ero ancora troppo piccola. Non capii cosa intendeva. Gli chiesi perché gli piacessi. Rispose che ero stata diversa da tutti gli altri, e avevo difeso Zoe. Io non difendevo mica nessuno, facevo solo quello che i colori mi dicevano di fare. Però non glielo dissi. Anton disse anche che Zoe era stata brava anche lei, e che si vergognava di averla ferita. Solo che adesso tutto questo non importava più, perché lui stava per morire comunque.

Mi accorsi che era proprio questo che stava per accadergli. Il dottore disse che bisognava fargli le analisi. Di tempo non ce n'era. Quelle analisi mi sembravano uno spreco di tempo. Ebbe la stessa malattia come la sorellina di Zoe. Adesso ne ero assolutamente certa. Avevo solo bisogno di convincerne il dottore. Non sapevo come l'avrei fatto. Mi sentii tanto inerme quanto lo ero stata al manicomio, quando non sapevo vedere mia mamma.

Mi ricordai le parole del dottore su ciò che le persone come me erano capaci di trasmettere le loro emozioni alle altre persone. Questo succedeva prima nella scuola. La stessa cosa accadde ad Anton prima che mi avevano mandato al manicomio. Non avevo mai tentato di farlo apposta. Adesso dovevo passare al dottore la mia fiducia. Pensai a come l'avrei fatto. Questo pensiero aveva un colore tale sbagliato che mi girò la testa. Vedevo pure che non c'era altro modo.

Continua.

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