Il mio percorso con la lingua e la cultura italiana
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Il mio percorso con la lingua e la cultura italiana

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language learning

[Esercizio sul passato remoto e futuro semplice]

La prima volta che conobbi la lingua italiana fu anni fa e non feci proprio una bella figura, a dir poco. In realtà, i primi tre mesi di apprendimento furono così burrascosi, che ci siamo lasciati e non ci abbiamo rivisto finché non ha passato quattro anni! Il primo passo lo feci all’università. Purtroppo, non riuscii ad ottenere un posto per il mio corso preferito, però, l’università mi offrì un’altra opzione: letteratura e l’italiano. La accettai perché non volvevo deludere i miei genitori. Sfortunatamente, a quel tempo della mia vita fui molto insicura. Il corso comprese un anno in Italia, un’opportunità che adesso mi sembra un sogno. Comunque, mi sentii solo nervosa e scoraggiata e abbandonai il corso. Nonostante che quello periodo sia stato scontento, le lezioni d’italiano furono una piccola fiamma di gioia nel buio.  

L’anno dopo, mi iscrissi di nuovo all’università ma in una nuova città e ad un nuovo corso. Durante il primo anno, ebbi l’opzione di seguire una lingua e ho scelto…il russo! Finalmente, al terzo anno mi sono imbattuta in un vecchio conoscente, l’italiano. Scrissi la mia tesi su una donna chiamata Vernon Lee, una critica d’arte ottocentesca che abitò a Firenze. Ebbi un colpo di fulmine con l’arte e la lingua italiana attraverso i suoi scritti. Dopo la mia laurea, andai a Firenze con mia madre per due settimane. Visitammo Il Palmerino a Fiesole, la casa di Vernon Lee e passeggiammo per tutte le chiese e tutti i musei di cui lei parlò. Nonostante feci sei anni di francese a scuola e un anno di russo all’università, in quel momento l’italiano diventò l’oggetto d’amore. Mi sentii colpevole perché ancora non fui riuscita a recuperare il bilinguismo con il greco, la mia lingua d’origine. 

Nonostante ciò, il mio percorso con l’italiano rimase frammentario. Durante la mia laurea magistrale lessi degli articoli italiani per la ricerca. Quando mi trasferii a Birmingham per fare un anno da tirocinante come curatore nel museo lì, iniziai a fare un po’ di autoapprendimento. Trovai un’insegnante italiana con cui feci chiacchierate sporadiche. Poi, decisi di fare un viaggio da sola e scelsi Venezia. Fu la seconda volta che andai in Italia e all’epoca mi ero attrezzai con alcune frasi semplici. Erano mingherline e le dissi con una titubanza traballante. Ad ogni modo, mi pareva sbalorditivo che potessi comunicare con gli italiani. Rimasi stupefatta ogni volta che ordinai un caffè al bar e questo mi comparì davanti. 

Si dice che il modo migliore per imparare una lingua è di trovare un madrelingua con cui si può parlare spesso. Alla fine del mio tirocinio, una mia amica suggerì di festeggiare ad un ristorante italiano. Andammo lì e mentre stavamo mangiando i cicchetti, notai un cameriere...alla fine della notte lui mi diede il suo numero e cominciò un’altra storia d’amore, di quale tipo lo ritengo sia molto familiare a tante donne... Da quel momento non più costeggiai intorno alla lingua, ma ci tuffai proprio dentro! Lui abitò con gli italiani, lavorò con gli italiani e uscimmo con i suoi amici italiani. La cultura e la lingua italiana colmarono la mia vita per quasi due anni. Fui affascinata dalle nostre differenze culturali e mi piacque apprendere delle cose che per lui sembravano strane della lingua e cultura inglese. Mi ricordo quando un giorno, lui mi ha mandò un messaggio e una foto: “Sto mangiando una mela”. In questo momento, capii il gerundio senza sapere che cosa fosse il gerundio. Dopo diversi mesi, trovai un lavoro a Londra così iniziammo una relazione a distanza, anche se andai a Birmingham ogni fine settimana. Poi, sua mamma venne da Milano a trovarlo e lei non parlò nemmeno una parola di inglese. Per sei mesi passai la stragrande maggioranza dei fine settimana con lei, mentre lui lavorava al ristorante. È stato davvero un battesimo del fuoco!  

Durante quel periodo feci un corso serale d’italiano al livello ‘False Beginners’, cioè per le persone che avevano già una conoscenza base della lingua. La mia insegnante parlò solo in italiano. Se non capimmo una parola, lei provò a spiegarla usando solo altre parole italiane che erano più familiari. I miei compagni di classe ebbero già fatto il primo livello l’anno precedente e per questa ragione all’inizio mi sentii indietro. Invece, c’era una grande differenza tra la mia comprensione e la loro. Capii quasi tutto quello che disse l’insegnante senza fatica. Mi sentii più a mio agio nel parlare. Mi resi conto che avevo acquisito una competenza abbastanza sostanziale grazie all’immersione nella vita di un cameriere italiano. 

Lui partì, ma la lingua italiana rimase con me. Non fu più una cosa scialba e sbiadita nello sfondo della mia vita. Negli ultimi quattro anni presi una svolta nella mia relazione con questa lingua: l’usavo molto spesso durante il mio dottorato in storia dell’arte. Leggevo libri e articoli degli accademici italiani e sono andata in Italia diverse volte per fare della ricerca. Quando dovetti andare a Firenze per un soggiorno di ricerca di un mese, scelsi di affittare una camera con una famiglia italiana. Un momento di orgoglio è stato quando mi iscrissi alla Biblioteca Nazionale di Firenze, una vera sfida! Feci due consultazioni ed evasi tutte le scartoffie senza nemmeno usare una parola d’inglese.  

Oggi, comunque, mi sento come se mi trovo su un plateau. Posso vedere la vetta dei miei sogni ma stento a raggiungerla. Molte volte mi sento inappagata. Quando parlo, il mio lessico diventa scarno, nonostante che raccolga ogni nuova parola che trovo nel un taccuino. Posso comprendere quasi tutto quello che ascolto. Di recente ho provato a guardare anche delle interviste con attori e cantanti italiani. Mi piacerebbe parlare disinvoltamente, priva di sconnessure. Quando leggo, posso riconoscere delle strutture grammaticali e degli schemi di verbi e tempi. Detto questo, ogni volta che sto per scrivere qualcosa lo so che questa conoscenza sfuggirà. So che mi avvilirò visto che dovrò controllare quasi ogni parola perché non mi fiderò di ricordarla correttamente. Immagino un giorno dove la mia competenza con l’italiano spiccherà. Non mi inerpicherò a trovare le parole celate. Mi esprimerò con chiarezza, magari tenterò con un po’ di arguzia! Uno scopo che potrebbe essere una tappa fondamentale sarà quello di fare gli esami CILS. Ho fatto una ricerca su questi esami un paio di volte in passato. Se avrò l’occasione di iscrivermi, credo che sarà strepitoso farli presso una sede italiana. Per il momento, però, mi concentrerò a migliorare e consolidare la mia competenza e approfondire il mio amore per questa lingua folgorante. 

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