La fanciulla ordinaria e la farfalla straordinaria (Capitolo 5)
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La fanciulla ordinaria e la farfalla straordinaria (Capitolo 5)

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La fanciulla ordinaria e la farfalla straordinaria

Capitolo 5

Cristiana corse al piano di sotto. «Mamma! Mamma!»

Si corse di stanza in stanza, alla ricerca di sua madre, finché non la trovò nella sala grande. C’erano molti uomini con suo padre e sua madre. Stavano tutti in piedi con aria molto seria mentre suo padre sedeva sul suo trono. Le candele tremolavano debolmente. Cristiana ascoltò per un po’ alla porta aperta, nascondendo nelle ombre.

«Il palazzo è pieno di spie e di ladri, sua Maestà,» un uomo disse. «Il palazzo è stato derubato. Molti tesori furono sottratti al tesoro reale durante il banchetto.»

«Non dobbiamo fidarci della gente d’Artana,» un altro uomo disse.

«Come possiamo sopportare questo insulto?» un terzo uomo chieste.

«Tua Maestà, dobbiamo fare qualcosa,» disse il secondo uomo. «Dobbiamo trovare i ladri e li arresti prima che scappino. Dovremo fare la guerra per questo affronto!»

«Basta!» comandò il re. «Calmati, Mauro. Sei troppo arrabbiato e non parli in modo sensato. Si, è vero, dobbiamo arresti i ladri. È vero, non dobbiamo lasciarli scappare. Ma guerra? Davvero, Mauro? Devi prima fare domande. Perché ci hanno rubato? Dove li troviamo? E chi sono loro?»

Cristiana non resistette più. Si corse nel mezzo della sala e gridò. «Io so! So chi è il ladro!»

Tutti la guardarono.

«Cristiana! Perché non sei in letto?» la sua madre rispose. Le si avvicinò a fretta. «Vai a letto! Subito!»

«Aspetta!» disse suo padre, il re, con una voce forza. «Cristiana, chi è il ladro?»

«Era… era… l’uomo biondo, tua Maestà…» lei balbettava, inchinando. «…con il cappello rosso, durante il banchetto.»

«Come fai a sapere che era lui?»

«Ha rubato la mia magica farfalla.»

«La tua magica farfalla?»

«Sì, si chiama Professore Dorè. È una magica farfalla e ha preso la forma della mia spilla d'oro. L’uomo biondo doveva pensare che Professore Dorè fosse davvero d'oro, ma non lo è. È solo un incantesimo.»

Suo padre sorrise e fece l'occhiolino. «Capisco. Poi cercheremo per lui.»

«Devo trovare lui presto o morirà.»

«Cristiana,» sua madre disse. «Niente più giochi stasera.»

«Ma non sto giocando. Professore Dorè ha bisogno il mio libro a spezzare un incantesimo o lui sarà oro per sempre.»

«Basta, Cristiana,» sua madre disse, battendo le mani. «Vai, subito!»

«Sì, mamma,» disse tristemente, inchinando di nuovo, poi si corse fuori dalla sala grande e tornò alla sua camera.

Lei provò a dormire, ma non ci riuscì. All'inizio, pensò che forse se avesse pianto abbastanza a lungo, lui sarebbe tornato, ma poi pensò che l'incantesimo che lo aveva trasformato in oro avrebbe potuto fermarlo. È stata inutile piangere sul latte versato. Finalmente, decise che avrebbe dovuto trovare lei stessa Professore Dorè. Di mattina presto, si alzò dal letto, accese una candela, vestì con i suoi abiti da trekking, e prese il suo zaino. Mise dentro altri vestiti insieme al magico libro per bambini.

Corse alla sala di banchetto. Era ancora molto tenebre. Per fortuna, i domestici non avevano iniziato a sgombrare i tavoli. Tutti erano troppo stanchi e pigri dopo il banchetto. Riempì lo zaino con gli avanzi di torta, amaretti e pane e si avvicinò in silenzio al grande portone di legno davanti al castello. Cominciò ad aprirlo, ma fermò quando una voce la chiamò. (Oppure “chiamava”, devo usare l’imperfetto qui?)

«Aspetta!» la voce disse dalle ombre.

[continua in seguito]

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