La fanciulla ordinaria e la farfalla straordinaria (Capitolo 4)
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La fanciulla ordinaria e la farfalla straordinaria (Capitolo 4)

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La fanciulla ordinaria e la farfalla straordinaria

Capitolo 4

Al banchetto Cristiana indossò un abito blu e anche i suoi capelli erano legati con fili d'argento come sua madre. Indossò anche la sua spilla a forma di Professor Dorè che si complimentava con il colore del suo bel vestito. C'erano molti tavoli con piatti pieni di cibi e dolci. C'erano carni, verdure, frutti, pomodori, insalate, e tante più cose colorate da mangiare. Si sedé al tavolo di sua madre tra Nonna Ana e un uomo della terra di Artana. Suo padre sedé in mezzo alla stanza su un trono su un palco molto alto. Lui indossò tutto oro e una sottile corona d'argento con rubini. Le tavole del cibo erano sistemate al centro della stanza intorno al trono del re, ed i tavoli dove sedevano le persone erano disposti lungo le pareti, quindi ognuno doveva avvicinarsi al re per ricevere la sua munificenza.

Il re alzò la sua mano e tutti si alzarono in silenzio e inchineranno. Poi, quando abbassò la mano, tutti si sedettero.

«Benvenuti,» disse in voce bassa. «Ora puoi prendere parte alla generosità delle persone. Mangiate, mi amici, e fate festa.» Era solo nel primo anno del suo mandato eletto come re, cosi i suoi discorsi era brevi.

Tutti loro cominciavano a mangiare, sorridendo e ridendo.

«Nonna Ana,» Cristiana disse, quasi gridando per il rumore, «Ti credi che le farfalle magiche esistano davvero?»

«Oh, si, tesoro!» lei risponde. «Ho avuto una farfalla magica quando ero una bambina.»

«Davvero?»

«Si. Era una bella spilla come la tua.»

«Oh.» Cristiana disse, delusa. Nonna Ana non riusciva a sentire molto bene in mezzo alla folla, quindi era possibile che non avesse capito. Guardò la sua spilla, tristemente.

«Molto interessante!» tua spilla disse, all’improvviso. «È La Festa del Tramonto Autunnale. È un grande tradizione nel paese di Oltreviste.»

«Professore Dorè!» Cristiana risponde sorpresa. «Sei vivo!»

«Certo, sono vivo,» lui disse. «Pensava che io sia stato per sempre fatto d'oro?»

«No, ma ero ancora preoccupato.»

«Ho richiesto alcuni istanti per riprendermi. È solo un travestimento, ma è piuttosto soffocante.» Emise un suono piccolo come di vetri infranti. «Infatti, potrei essere bloccato qui per un po'. Avrò bisogno il libro ancora.»

«Quando?»

«Presto. Uffa! Forse subito.»

«Ma non posso uscire dal banchetto. È appena cominciato.»

«Non ti preoccupati. Non credo che l'oro si indurirà completamente per almeno ventiquattro ore. C'è tempo ancora. Ma è scomodo.»

«Beh, lo era tua idea!»

«Me ne rendo conto. Cioè, forse non era mio massimo idea. Stavo improvvisando.»

«Te ne penti?»

«Un po’, ma me ne faccio una ragione. Ascolti attentamente e ricordi. Sotto le frasi nel libro ci sono simboli d’oro, molti piccoli, in cui si nasconde la magia. Se riesci a leggerli, puoi fare magia.»

«Posso fare magia!»

«Si, finché sono qui... con il libro. Infatti, potrei aver bisogno del tuo aiuto. Ce ne vuole a cassare questo incantesimo.»

«Ma non capisco—»

All’improvviso l’uomo alla sua sinistra disse, «Questa è una bella spilla! Dove l’hai trovata?» Lui ebbe i capelli biondi, gli occhi blu e un luminoso sorriso. Indossò un morbido cappello rosso e una ricca mantella rossa ricamata.

Cristiana pensò che fosse affascinante e arrossì. «Oh, non l’ho trovata. Me lo ha dato mia nonna.» Era stata una bugia, ovviamente, ma non poté a pensare ad altro.

«Capisco. Un molto dolce regalo. È bella e… molta interessante.» Lui disse con un sorriso e poi tacque e continuò a mangiare.

Dopo aver cenato, i suoi occhi di Cristiana si spalancarono quando vide tutti i dolci sui tavoli. C’erano torte e biscottini e cioccolatini e amoretti di tutti colori nell’arcobaleno; ce n’erano di azzurri, blu, viole, rose, arancioni, gialle, e verdi*. Li volle tutti. Ne prese due verdi e tre viola, i suoi colori preferiti, e un pezzo di torta al cioccolato.

«Stai attento,» Professore Dorè disse, «Ne ammazza più la gola che la spada!» Fece un suono come una piccola risata.

"Non lo farò. Lo prometto."

Tuttavia, dopo il banchetto, Cristiana era piena fin sopra la testa. Nonna Ana dové pulire un sacco di briciole di cioccolato e biscotti dalla faccia.

Ma ancora dovette fare la fila con i genitori e salutare tutti gli ospiti mentre se ne andavano. Passarono molte persone e lei fece un inchino a ciascuna di loro fino a diventare molto stanca. A fine, l’uomo biondo con il cappello rosso le si avvicinò.

«Grazie per essere la mia bella e graziosa compagna di cena.» Lui disse, e poi si inchinò e la baciò sulla guancia.

Cristiana arrossì a nuova. Lui sorrise e se ne andò.

«Cristiana,» sua madre sorrise e disse. «Eri una buona ragazza stasera. Vada a letto. Sono quasi le nove. È molto tardi.»

«Si, mamma.» Adesso era molta assonnata e andò alla sua camera nella torre. Cominciò a spogliarsi e cercò per la sua spilla, ma Professore Dorè non c’era più. «Oh, no! Professore Dorè! Dove sei?»

[continua in seguito]

*Queste parole dovrebbero essere pluralizzate?

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