La simbologia nell’arte si tratta di un tema molto ampio e attraente. Per qualunque persona che si sente un po’ confusa quando si mette davanti a un’opera d’arte, la simbologia fornisce una chiave che possa aprire il significato che l’artista intendeva comunicare all’osservatore. Nell’arte europea occidentale, i simboli più utilizzati dagli artisti sono radicati ad antiche tradizioni che appartengono alle due eredità culturali – quella greco-romana e quella giudaico-cristiana. Attraverso una vera pletora di frutti, fiori, animali, uccelli, sia con oggetti quotidiani che oscuri, gli artisti hanno comunicato tanti messaggi, senza usare nemmeno una parola. Questa era una competenza molto importante, considerando che nei secoli lontani da noi, la stragrande maggioranza del popolo non potessero leggere, quindi i simboli funzionavano come un mediatore ad aiutare i laici.
Ci sono parecchi simboli che vediamo dappertutto e hanno dei significati molti antichi, perché hanno oltrepassato tanti secoli e culture. La melagrana è un frutto ricco di valenze storiche e simboliche. Nella cultura antica della Mesopotamia, le melagrane erano simboli di fertilità e fecondità. All’inizio del 1 millennio a.C., il frutto si è trasferito agli antichi greci, dove è diventato l’attributo della dea Persefone e quindi un simbolo con cui i greci spiegavano il ritmo delle stagioni. Nella simbologia cristiana, invece, rappresenta il martirio di Cristo. Molti quadri raffigurano la Madonna con il figlio Gesù, i quali tengono in mano una melagrana, come si vede nei due tondi famosissimi di Botticelli, la Madonna de Magnificat e Madonna della Melagrana.
Riguardo ai santi, la loro iconografia spesso rappresenta delle storie macabre e portano con sé il dolore del martirio cruento. Possiamo riconoscere subito Santa Lucia, perché tiene un piatto con i suoi occhi che sono stati strappati, come il pittore marchigiano Carlo Crivelli ha dipinto in modo di certo surreale. Inoltre, l’immagine di San Sebastiano è abbastanza commovente, vedendo il santo raffigurato con le mani legate e trafitto dappertutto da tante frecce sul suo corpo. Esposto a Ca’ d’Oro a Venezia c’è una pittura di quel santo di Andrea Mantegna; è un dipinto straordinario proprio perché ai piedi del santo si trova un piccolo dettaglio con cui ci illumina il sentimento della malinconia e della speranza di fede. Su un pezzo di carta intorno una candela già spenta, ci sono scritte le parole: NIHIL NISI DIVINUM STABILE EST. CAETERA FUMUS – “Solo quel ch'è divino dura, il resto è fumo”.
Si possono trovare tutti questi simboli nelle opere d’arte e non solo. Alcuni simboli si trasferiscono dall’arte alla vita. La santa patrona di Catania, Sant’Agata, fu punita per la sua fede in modo molto cruento – il suo seno è stato tagliato. La santa è molto riconoscibile nei quadri perché è dipinta sovente portando i suoi seni su un piatto. A Catania si può anche mangiare ‘i minnuzzi ri sant’Àjita’, un dolce siciliano molto tipico che rappresenta i suoi seni e che si può trovare ovunque nelle pasticcerie catanesi durante la festa della santa a febbraio di ogni anno. Sicuramente, ogni simbolo può contenere moltissimi significati e svela una storia intera dentro di sé.
[Sandro Botticelli, Madonna del Magnificat, 1483, Uffizi]
Molto interessante, scrivi bene! Un'unica nota generale: a volte il tuo lessico oscilla un po' tra livelli diversi, ad esempio la parola "pletora" è adatta a un discorso specialistico o accademico, mentre l'espressione "la stragrande maggioranza" è colloquiale. Ma si tratta solo di sviluppare sensibilità per queste sfumature, e tu sei assolutamente sulla buona strada (:
@alice Grazie per le tue correzioni e la tua osservazione riguardo al mio lessico è molto utile sapere!