Artisti sconosciuti
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Artisti sconosciuti

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Durante la storia dell’arte ci sono sempre stati artisti sconosciuti, comunque, va detto che degli artisti ancora celati alla nostra conoscenza, quelli femminili sono i più ignoti. Certamente, le pittrici e scultrici del passato non erano tanto numerose quanto i loro colleghi maschili, ma lavoravano e godevano il successo in maniera sorprendente, considerando che è stato molto più complesso e difficile diventare un' artista quando si è nata una donna.  

Delle mie pittrici italiane preferite, ci sono due che si distinsero per l’uso virtuoso della frutta nella loro arte. Giovanna Garzoni (1600–1670) fu una donna pionieristica per lo sviluppo del genere "natura morta" in Italia del Seicento. Dipinse in modo molto raffinato con una precisione quasi scientifica e lavorò utilizzando come mezzo tempera su pergamena. Le sue descrizioni dei soggetti botanici e zoologici le meritò tante commissioni dai patroni potenti, come i De Medici. Garzoni nacque nelle Marche e si trasferì a Venezia per fare la formazione. Dopo un matrimonio breve e scontento con il pittore Tiberio Tinelli, decise di dedicare la sua vita all’arte. In quel modo, Garzoni rappresenta un’ eccezione per la sua epoca. Liberò dal matrimonio e dai bambini, i suoi talenti la portarono alle reggie di Napoli, Torino e Parigi. Attraverso il suo pennello, la frutta ed i fiori diventarono una meraviglia di dettagli e fantasia. Inoltre, i suoi quadri catturarono lo stupore della varietà orticola dei giardini Medicei. Dipinse piatti straripanti di ciliegie rosate e i suoi boccioli, i limoni e le limette ed i fichi con le sue foglie distintive, tutti raffigurati con colori preziosi e densità sofisticata.  

Properzia de’ Rossi (?–1530) è l’unica artista femminile a cui Giorgio Vasari dedicò un capitolo nel suo libro fondamentale Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti (1550 e 1568). Sappiamo pochi dettagli della sua formazione, però, grazie al fatto di essere nata a Bologna, insieme ad alcune altre donne artiste bolognesi, come Caterina de’ Vigri, Elisabetta Sirani e Lavinia Fontana, Rossi godé dei vantaggi dell’atmosfera intellettuale e progressista della città romagnola, dove la cultura e le donne non furono considerate cose separate. Rossi lavorò principalmente con la scultura che in quel periodo fu considerata la prerogativa solo degli uomini e ottenne le commissioni molto importanti, in particolare alcuni angeli e sibille in basso rilievo per la facciata della Basilica di San Petronio. Rossi utilizzò anche i materiali più insoliti – i noccioli dei frutti. Queste creazioni artistiche furono dimostrazioni uniche e squisite dei suoi talenti estrosi e ingegnosi. Senza le stesse opportunità e attrezzi a causa degli svantaggi per le scultrici nel Cinquecento, Rossi dovette essere intraprendente e scoprire dei metodi insoliti per esprimere la sua capacità. Per la famiglia Grassi, una delle famiglie illustri di Bologna, Rossi creò un’ opera singolarissima. Lo stemma della famiglia in filigrana d’ argento e invece delle gemme, intagliò undici noccioli di pesche e susine con minuscoli martiri e vergine insieme con tutti i loro motti e simboli iconografici. 

[Giovanna Garzoni, Natura morta con piatto di ciliegie e fiori, 1620–70, Galleria Palatina, Palazzo Pitti, Firenze]

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