Rai Museo Nazionale: Giovanni Bellini - 'Battesimo di Cristo' (trascrizione, terza parte)
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Rai Museo Nazionale: Giovanni Bellini - 'Battesimo di Cristo' (trascrizione, terza parte)

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[17:08]

Il viaggio in terra santa è una esperienza che segnava la vita di chi lo compiva per sempre e non per caso quando si tornava in Italia si dedicavano cappelle, altari e quant'altro. La vicenda di Garzadori, di cui racconta benissimo Giovanni Villa, è una vicenda che sta all'interno di una chiesa che è una rappresentazione molto chiara anche dei fatti politici di Vicenza; anche perché nasce come si è raccontato da parte di Giovanni Villa, in un momento in cui la città è un potere politico e poi lentamente la città entra in leggede di Venezia e dentro c'è soprattutto una presenza delle grande e illustre famiglie vicentine che creano e fanno creare opere d'arte di ogni tipo.

La famiglia Garzadori fu legata in varia modo anche alla memoria palladiana e uno dei discendenti di Garzadori pensò anche di poter avere una villa subito fuori Vicenza disegnata dal grandissimo architetto, ma ne rimane soltanto un disegno preparatorio. A tutti gli effetti, Palladio nella città che non aveva più indipendenza politica, creava una straordinaria memoria artistica in cui tutte le famiglie si identificavano. Quelle stesse che il suo elevo Scamozzi seppe in modo straordinario sintetizzare in quel modello unico di teatro che è di per sé una visione del mondo che è il Teatro Olimpico. Tutto questo a Vicenza si elabora e gli altari che stanno all'interno della chiesa di Santa Corona hanno ognuno un'opera importante legata alle famiglie importante vicentine che gli hanno commissionati. Nella visita spicca di esempio al fianco dell'altare Garzadori, l'altare Pagello o di Santa Maria Maddalena, in cui c'è una pala importante di Bartolomeo Montagna; e c'è poi la cappella Valmarana che è una straordinaria invenzione di Palladio che creò un gradissimo effetto in uno spazio assai piccolo e di cappella in cappella, di altare in altare, si ripercorre la storia di un luogo che era un centro di traffici e commerci in cui le famiglie principali volevano chiaramente lasciare memoria di sè.

L'illustre poeta vicentine Ferdinando Bandini ha scritto una monografia sulla chiesa di Santa Corona definendola anche per le vicende dei pellegrinaggi a cui esse legata, la chiesa venuta da Gerusalemme; e c'è un idea, appunto, che è fortissima in questa rappresentazione di un legame con un mondo spirituale assai ricco che è motore primo delle dinamiche di un mondo. Spiritualità, commercio, stanno insieme. I viaggi sono allo stesso tempo per aquisire materiali preziosi e per andare verso la terra santa e dentro la chiesa a ritorno gli entrambi gli elementi saranno poi chiaramente rappresentati.

Il Battesimo di Cristo di Santa Corona è un dipinto intessuto di narrazione e che si apre ai più ampi racconti, basta analizzarlo in ogni singolo dettaglio. Ad esempio ai piedi del Battista, si trova nel suo piumaggio rosso e verde un Lorius Iory, c'è un pappagallo originario della Nuova Guinea, Papua, diffuso su tutta la costa della grande isola polyseniana. Una specia assai comune, molto ricercata per questa sua peculiarità del contrasto tra le ali verde sul corpo rosso, arrivata anche in Australia, attraverso l'Australia giunta in Mediterraneo per la via della seta. Non dobbiamo dimenticarci che Vicenza è il luogo dei tessuti ed una città strettamente sotto il controllo, il dialogo con Venezia. Venezia alloro, siamo nel 1500, è il porto, il luogo che riassume e condensa in sè tutta la storia dell'Europa. È la città più cosmopolita, più aperta che vi sia al mondo. Le sue gallerie attraverso le rotte delle mude arrivano verso Londra, verso le Fiandre, verso Bruges da un lato, dall'altro lato tocca il mediterreaneo e soprattutto riescono a raccogliere tutto quanto arriva allora dal mondo conosciuto.

Tra essi arrivava anche un pappagallo probabilmente portato in questo caso da Graziani, quindi dal commitente di Giovanni Bellini di questo Battesimo nel momento in cui torna a casa. Perché un pappagallo sotto al Battista? Perché come sappiamo fino dell'antichità classica è l'uccello il cui aspetta la facoltà di pronuniciare la parola 'ave' al indirizzo e potento [? intorno] specialmente [?] da cui lave a Cristo che il vero [?] il Cristo salvatore e l'ave a sua madre dopo che la stessa ne aveva ricevuta anticipatamente saluto al lato dell'annuncio del reincarnazione la futura redenzione. Ma è anche un pappagallo e quindi legato all'eloquenza del Battista che è il grande predicatore e il precursore.

Nello stesso tempo, dobbiamo pensare che tutto questo si trova in un battesimo, quel battesimo che ci segna il primo [sentimento?] la cui grazie cancella la colpa originale di Adamo e Eva, il Cristo quindi interpretato come il nuovo Adamo, pulissimo tra tutti gli uomini, la madre immacolata la nuova Eva genitrici dell'uomo redentore soprattutto pensate Eva in cui palindromo e proprio quell'ave che viene pronunciato dal pappogallo. Quindi, un piccolo dettaglio che ci illumina sul senso stesso dell'opera. Nello stesso senso si serviamo sulla sinistra queste tre figure angeliche in veste teologali che reggono le veste di Cristo capiamo anche come del [presepitorio?] che di Giovanni Bellini si è divenuta qualche cosa di assolutamente nuovo e prorompente. Basta vedere il perizoma di Cristo, quel perizoma che l'avvolge, che dovrebbe essere candido, bianco come lo lasciato scendendo da croce invece nel Battesimo di Santa Corona diventò un perizoma striato di colori violacci, bluastri, che sono in riflesso delle veste rosse-blu sulle acque del Giordano e solo serviamo nel dettaglio vediamo come questo perizoma si è fatto con una pennellata lunga, sottile, quasi dense carnose è la nascita di quella pittura corpo che diventerà fondamentale per tutta la ricerca storico-artistica successiva. E di nuovo si serviamo poi il volto di Cristo, quello che sorprende la capacità sublime quasi magnetica di creare un'immagine di un Cristo ritto frontale, le braccia portate al petto che ci osserva e ci inchioda nella navata centrale di fronte quasi alla domanda che ci si pone davanti al mistero.

[25:10]

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