Sognando Napoli
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Sognando Napoli

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C’è una città che non conosco, ma che penso spesso. Da qualche anno ormai, Napoli ha mantenuto un grande fascino per me. Non riesco a definire l’impulso per questa brama di vederla.

Forse è la storia antichissima di Napoli, una narrativa che è quasi vertiginosa da comprendere, per tutte le culture che hanno formato la città come il capoluogo di Mezzogiorno. Fondò come Parthenope dopo l'annegamento della così detta sirena per l'amore inappagato per Ulisse, il suo corpo venne portato a riva nella sponda dell'isola Megaride. Lì i greci istituirono il nucleo originario della città, che venne battezzata come ‘Neapolis’. La faccia della città mostra ancora le righe dell’influenza multiculturale dei greci, romani, bizantini, normanni, siciliani, angioini e aragonesi.

Durante questa storia, i napoletani hanno riparato la città con le loro mani, per esempio la restaurazione della chiesa di Santa Chiara, la quale è stata in parte distrutta dopo il bombardamento devastante della seconda guerra mondiale, che ha colpito Napoli più di qualsiasi altra città italiana. Di recente, il Comitato Vele ha raggiunto l'obiettivo per la demolizione delle Vele di Scampia. Queste grandi navi di cemento sono state costruite durante l’espansione delle periferie urbane di Napoli per alleviare il centro stipato. Questo intervento doveva essere una soluzione di abitazione sociale, un sogno che è stato storpiato dalle speculazioni dei fondi e dalle scorciatoie nella realizzazione lasciando gli abitanti isolati e esasperati. Priva dei servizi e con gli spazi degradanti, le Vele si ritrovarono esposte alla morsa criminale della mafia di Camorra, un aspetto della vita a Napoli e in Campania ancora molto debilitante e complesso.

Si dice che il senso forte della comunità e identità che c'è a Napoli, aiuta i napoletani a sopravvivere a queste sciagure, e che i rituali stringono forte un partenopeo con un altro. Napoli mi sembra che sia una città dove i rituali sono intrecciati con la vita. In realtà, un rituale diffuso nel dopoguerra è stato recentemente ripreso durante gli ultimi anni delle difficoltà economiche: il ‘caffè sospeso’. Si tratta dell'abitudine di prendere un caffè al bar e pagarne due, lasciando il secondo per chi ha bisogno. Un gesto di generosità molto caratteristico di altruismo napoletano, che ritiene che bere un caffè è come prende un toccasana per l’anima. Tra l’altro esiste una storiella sui napoletani che viaggiano all’estero; essi porteranno con se stessi una bottiglia d’acqua napoletano, perché senza questa il caffè non risulta così buono. 

Insieme ai caffè, anche le chiese sono molto legate alla vita napoletana, soprattutto la fede per il santo patrono della città, San Gennaro. Un altro rituale importantissimo sono le feste del santo, che possono avere luogo a maggio, settembre e dicembre di ogni anno. Un reliquario con le ampolle contiene il sangue di San Gennaro e viene portato in processione per le strade, fino alla Cattedrale di Santa Maria Assunta, il Duomo di Napoli, dove i cittadini aspettano il miracolo della liquefazione del sangue. Durante la messa per questo miracolo, un gruppo di fedeli che si chiamano ‘i parenti di San Gennaro’ inizia a incalzare il santo se il sangue non viene liquefatto in poco tempo, persino a minacciargli di spingerlo al fare il proprio dovere. Questo miracolo molto antico e amato, nonostante c’è un rito sacro, è anche caratterizzato dal modo sia devoto che diretto dei napoletani.  

Fuori dalle chiese e dai caffè, Napoli non è notevole per le piazze come tante altre città italiane, ma per i suoi vicoli vivaci, dove la gente formicola tra un’atmosfera meravigliosamente caotica. La città ronza con una melodia peculiare: la musicalità smozzicata della lingua napulitana, la chiacchierata dei napoletani disinvolti che bisticciano e si scambiano battute, lo sfrigolio dei panzarotti, il panzarottaro che grida ai passanti, il brusio delle motociclette. Immagino i gusti – le sfogliatelle, i friarielli, la mozzarella di bufala campana, e ovviamente la pizza, così unica che non riesco a mangiarla in altri posti in Italia se non la prova prima nella sua città di origine! Penso ai colori e alla luce, alla biancheria sospesa dalle finestre guizzante nel vento come i pesci di Porta Nolana, al chiarore che ricopre la città dopo il sole tramonta sopra il golfo che imbrunisce i palazzi maestosamente fatiscenti.

Una città perfettamente scombussolata, con una reputazione spaccata, un aspetto bifronte che si trasforma come un camaleonte dipendente dalla persona e dagli occhi di chi la guarda, ma sempre lascia una reazione imbambolata. Una città traboccante di storia, contraddizioni e carisma. Napoli è una soglia dell'altro lato d'Italia, e un posto ancora sfuggente per me. Ho in mente solo una sagoma di quello che mi sta aspettando lì, e che non vedo l’ora di vederlo. 

[Immagine: Giacinto Gigante, Veduta del golfo di Napoli, 1845]

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