La fanciulla ordinaria e la farfalla straordinaria
Capitolo 9
Cristiana vide una gabbia di vimini nero sulla mensola di camino. Dentro, nascosto nell’ombra era un corvo grasso cui sembrava quasi troppo grande per la sua pertica. In un rapido movimento, aprì la porta della gabbia con il suo becco e volò alla spalla di Maestro Paludi.
Si accarezzò la testa dell’uccello gentilmente. «Silenzio, Ugo. Questo non è un modo gentile parlare a una principessa.»
«Principessa?»
«Sì, questa è la Principessa Cristiana. Suo padre è Giustino. Ti ricordi Giustino, vero?»
Ugo volò alla sua gabbia e chiuse la porta. «Mi dispiace, Sua Maestà,» rispose, ridacchiando come se era cosa più divertente che avesse mai sentito. Si calmò e mangiò un pasto dei pistacchi da una tazza di latta.
«Ugo è un uccello molto speciale,» disse Maestro Paludi, ripulendo i frammenti della tazza. Li lanciò con noncuranza in una ciotola su un tavolino. «Può rispondere a qualsiasi domanda in modo assolutamente accurate, ma solo una volta per settimane.» Si voltò e indicò con un dito tozzo, «Questa usa con saggezza anche!»
«Perché… Perché non chiediamo cos’è successo a Professore Dorè?»
Finì la sua bevanda e mise la tazza su un tavolino accanto loro.
«Perché prima abbiamo bisogno più informazione. Ricorda bene, Cristiana, che sapere quale domanda porre è molto più importante della risposta, specialmente con un uccello furbo come Ugo.»
Ugo ridacchiò forte in rispose.
Cristiana scosse la testa. «Sicuramente, la domanda è "Dov’è Professore Dorè?”»
«No, no, no, non oserò chiedo di Ugo una domanda sciocca come quella! Io ritrovarsi con un enigma inutile, e avremo aspettare per una settimana fino a possiamo chiedere ancora. Non abbiamo tempo per esso. Dorè potrebbe essere nei guai seri.»
«Ma come posso sapere la domanda giusta?»
«Io ripeto. Abbiamo bisogno lo Specchio.»
«Lo Specchio delle Promesse Non Infrante?»
«Si. Vieni così ti mostrerò.» La guidò sulla scala a chiocciola.
Lei seguì. Il legno scricchiolava con ogni passo, ma prestamente arrivarono la cima e passarono attraverso il soffitto di pietra.
Alla cima, Cristiana si ritrovò su una grande piattaforma con parapetto. Fuori nell’aria aperta, era frizzante e fredda. Le stelle scintillavano sopra. Poté vedere fuori verso le pianure ed i monti lontani sotto nuvoli bianchi.
«Questa è la Torre dell’Astronomia,» annunciò Maestro Paludi. «Qui, puoi vedere l’intero regno… e molto altro se sai dove e come guardare.»
«Perché è ancora notte?»
«Come ti ho detto, tempo muova differentemente sulle scale della torre. Il tuo ritmo deve essere preciso per ottenere risultati ottimali. Questo è la ragione non potevo rallentare per te. Da l’usare correttamente, puoi spostare il tempo niente fino ad un ora. Chissà cosa un vero esperto come mio nonno avrebbe potuto fare. Forse giorni, o settimane, in il suo caso! Una volta, quando ero giovane, l'ho visto girare il tempo indietro di un giorno intero—quella era lungo tempo fa! Comunque, molto utile quando sei in ritardo per scuola.» Aggiunse quello ultimo commento con una smorfia e prese un oggetto grigio a forma di disco della tasca, tenendolo piatto nella sua palma, ascoltando attentamente. L'emise suoni ripetuti a un ritmo ticchettante con alcuni ticchetti che sembravano più forti di altri. «È circa le cinque del mattino. Abbiamo abbastanza tempo prima all’alba. Lo Specchio ha bisogno di vedere le stelle e questo richiede che sia notte. Eppure ha bisogno di essere allineato. Lo controllerò.»
[continua in seguito]